Smettere di allattare: chi, come, quando e perché. Dalle indicazione OMS al sentire di ciascuna, con una buona dose di ciò che osservo nella professione di ostetrica che segue le famiglie anche in questa tappa.
“Finché mamma e bambino lo desiderano”
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, a fronte delle evidenze scientifiche raccolte in tutto il mondo, raccomanda da quasi 30 anni che i bambini vengano allattati esclusivamente al seno per i primi sei mesi e che l’allattamento materno prosegua, integrato con cibi solidi, almeno fino ai due anni, finché mamma e bambino lo desiderano. (Si tratta raccomandazioni scientifiche utili per definire azioni di politica sanitaria e azioni professionali, non per giudicare la biografia di chi agisce diversamente).
Voglio oggi soffermarmi su un punto: “finchè mamma e bambino lo desiderano”. Questo implica, a mio avviso due considerazioni:
- se una neo-madre, dopo la nascita di suo figlio e per i primi 6 mesi (non 3 o 4 perché “poi non c’è più latte”) desidera allattare è fondamentale che riceva un’assistenza degna del suo desiderio e degli standard di salute proposti dall’OMS. Allattare è possibile, è la norma biologica, madri e bambini sono capaci. Eppure, ad oggi meno del 40% dei bambini al mondo viene allattato fino ai sei mesi e ciò rivela non un desiderio perduto da parte delle madri, ma una carenza grave sociale, politica e sanitaria nel sostenere adeguatamente l’avvio e la prosecuzione degli allattamenti desiderati. Dunque, smettere di allattare non dovrebbe mai essere un atto subìto, conseguenza di una carente assistenza o di pressioni sociali, eppure accade ancora troppo spesso.
- E’ fondamentale comprendere che abbiamo a che fare con l’evolversi di una relazione. “Finchè mamma e bambino lo desiderano”. Cosa ci sta dicendo l’OMS? Dapprima, quello del bambino sarà un desiderio, ma anche un urgente bisogno biologico ed anche nella madre, se lasciata libera di accedere al proprio istinto, si mischieranno l’urgenza, la preoccupazione ed il quieto benessere nell’appagare il proprio bimbo. Poi, con il passare dei giorni, delle settimane, dei mesi, la relazione si evolve e l’armonia tra mamma e bimbo non sarà più data da un accudimento esclusivo da parte della madre, si avrà il bisogno ed il piacere di mettere al mondo il bambino ancora di più. Un passo alla volta, tra la gioia, la stanchezza, la tristezza e la potenza, avviene un’evoluzione che non voglio chiamare distacco e che è bene che sia desiderata.
Giorno dopo giorno, le radici attecchiscono, si fanno profonde e salde, i rami crescono e fioriscono, si può pro-cedere.
Accadrà, in una relazione sana pur se con innumerevoli alti e bassi, che il bambino mangerà con interesse e curiosità altri cibi, che scoprirà altre figure oltre a mamma e papà, che andrà gradualmente e sempre più oltre l’abbraccio della mamma e poi vi farà ritorno e poi di nuovo via. In una danza armoniosa guidata dall’amore e dalla curiosità verso il mondo che si alterna al conforto e al calore dell’abbraccio.
Voglio però dirvi che i bambini allattati oltre l’anno, oltre i due, finché loro e le loro madri lo desiderano, come da proposta OMS, sono bambini sani, ordinari e straordinari esattamente come gli altri.
Chi decide se smettere di allattare
Voi. Non ascoltate le pressioni esterne, né in un senso, né nell’altro. Confondono, non aiutano ed anche se spingono nella direzione che comunque prendereste, le sole spinte servono a poco e niente, a volte danneggiano e basta, come nel parto, ma questa è un’altra storia.
No, non sarà facile, sarà un momento di incertezza e fragilità, ma vorrete uscirne. Pensate che il solo fatto di decidere in autonomia, con risolutezza, forza, secondo i vostri bisogni e per il vostro bambino, vi renderà consapevoli ed il passo successivo è il divenire capaci, potenti.
Mi piace dire che divenite potenti perché è esattamente come vi vedo io ogni volta che assisto o accolgo nel mio studio una donna nei suoi momenti di crisi, di passaggio. Prima del parto, nel parto, subito dopo, ai 3 mesi, all’introduzione del cibo, all’anno del bimbo, alla fine dell’allattamento ecc. Ognuno di questi momenti è universalmente riconosciuto come un momento di fragilità della madre ed io non lo nego, ma vi vedo potenti perché, ogni volta, ogni volta, procedete. Ogni volta vi disponete a toccare il fondo e da lì avete l’occasione di raccogliere il coraggio. Brave!
“(…) -che le mamme im-perfette sono tutte belle. Anche quelle che non lo sanno.
-che l’imperfetto è il divenire, il perfetto è lo stare e a noi piace il mutamento.
-che educare all’imperfezione consapevole è educare alla felicità e alla libertà.
-E quindi che nessuna regola è d’obbligo per chi vuole continuare a migliorare. Anche sbagliando.”
Giordana Ronci, Manifesto della mamma imperfetta, illustrazioni di Maria Maddalena Monti, ed. Tlon
Come si fa
Non esistono schemi comportamentali che possano andar bene per tutte le relazioni mamma-bimbo o mamma-bimba, perciò consiglio comunque in caso di difficoltà o incertezza di contattare la vostra ostetrica. Ho comunque raccolto di seguito alcuni spunti che frequentemente vengono sperimentati e ben accolti.
- Accogliere la richiesta del bambino o della bambina, non fingere di non aver capito la richiesta della poppata, insisterebbero per farvi capire.
- Proporre un’attività alternativa alla poppata, senza dire esplicitamente “No” alla sua richiesta. (“Giochiamo?”, “Coccole sul lettone?”, “Vuoi bere?”, “Già è ora di merenda, mangiamo un frutto!”)
- Ricordate gli spuntini tra i pasti. Frutta fresca, frutta secca o semi oleosi sono ottimi alleati presto pronti (i tagli devono essere adeguati alle età).
- Accogliere, entro i vostri limiti, un prevedibile aumento dell’attaccamento nei vostri confronti: è normale, passerà, è difficile, lo so, ma tenete duro, li avete messi al mondo, siete forti, non durerà per sempre.
- Autorizzatevi a chiedere aiuto. Accettate i vostri limiti, i vostri bambini non possono accettarli, ma voi potete e dovete. Se siete stanche di essere tutte per loro va bene, è normale, chiedete aiuto, autorizzatevi a chiedere aiuto.
- I papà, le nonne, i nonni, le amiche, gli amici, il nido. Tutto, vale tutto, non siete sole e se lo siete, pretendete da voi o da chi vi sta accanto comprensione e aiuto. (Lo so, ho fatto due punti ridondanti, ma so anche che servono).
“Nel cuore di ogni mamma c’è racchiuso l’Universo intero ma a volte non sappiamo assaporare questa gioia, tutto è più cupo e abbiamo bisogno di un compagno, di un’amica, di un “cuore di riserva” che accolga i nostri timori e le nostre titubanze per dividerne il peso con noi. Tutte le mamme hanno diritto a un cuore di riserva perché in uno solo a volte l’Universo intero non ci sta.”
Giordana Ronci, Manifesto della mamma imperfetta, illustrazioni di Maria Maddalena Monti, ed. Tlon
- Può sorgere nel bimbo o nella bimba un nuovo attaccamento ad un oggetto o un suo giochino, sono i così detti oggetti di transizione, non sempre necessari, ma se spontaneamente sorge questo tipo di atteggiamento va bene, è momentaneo e di conforto.
- Tenere dell’acqua in più vicino al letto può essere utile (in base alla richiesta di vostro figlio o vostra figlia) come alternativa alle eventuali richieste notturne.
- Proporre o far proporre dal papà una bevanda calda che accompagni il bimbo o la bimba al sonno.
- Sperimentare nuovi abbracci ed evitare nei giorni di transizione di assumere atteggiamenti, abbracci, posizioni che possano ricordare al bambino o alla bambina i momenti della poppata (in cui si assumono spesso le solite posizioni che divengono rituali).
Quando smettere di allattare
L’allattamento ha sempre un termine. Tutto il processo ha una durata che varia davvero tantissimo per ogni diade mamma-bambino, generalmente, anche se in tanti racconti sembra che tutto accada all’improvviso, nel cuore della mamma questo grande passaggio viene metabolizzato nel tempo e viene nel tempo proposto al bambino. Il bambino, innamorato del mondo ed incuriosito da esso gradualmente avrà meno interesse nei confronti del seno oppure, al contrario, intuendo l’ambivalenza nelle intenzioni della mamma, si attaccherà di più e distrarlo dal seno sarà un po’ più impegnativo, ma realizzabile gradualmente anche con l’aiuto degli spunti su scritti.
Avverrà comunque un momento decisivo in cui il “basta tetta” verrà attuato e direi che è meglio quando all’orizzonte non ci sono altri grandi cambiamenti, o meglio, quando questi grandi cambiamenti richiedono un grande adattamento per voi e per il bimbo. Se voi e il bimbo siete sicuri, al sicuro ed il momento è arrivato, che ben venga il “basta tetta” anche nel bel mezzo di un grande cambiamento, la vostra storia la scrivete voi.
Cosa si intende per allattamento a termine? Generalmente si intende la situazione in cui è il bambino che spontaneamente smette di ciucciare, generalmente questa magica finestra si apre ogni 9 mesi (9-18-27 mesi ecc), ma non è detto che accada, che la si riconosca o che la si possa o la si voglia cogliere. Il cosiddetto allattamento a termine è il sogno di tante madri, sbilanciandomi, direi tutte, ma, di fatto, non è così tanto frequente che sia il bambino a smettere spontaneamente di chiedere il seno né è detto che le madri ne siano poi sempre liete.
Eppure, ogni allattamento ha un termine e questo termine non è sempre concordato in accordo perché nessuna relazione è sempre solo pacifica e perché i momenti di grandi passaggi e cambiamenti sono sempre segnati da piccole grandi crisi, dunque, a volte, semplicemente, come nelle più vecchie delle tradizioni, la madre non ce la fa più.
Ve lo ricordate l’ultimo mese di gravidanza? Quella chiara intolleranza nei confronti della pancia, di una situazione ormai letteralmente troppo stretta, ecco, è quella cosa lì e va bene. Va bene, perché è un momento di stress che attiva al movimento verso una strada che non conosciamo ancora, ma va bene così, è il momento, è deciso, lo decidete voi, lo impone la situazione, non so, ma c’è un “Sì, procediamo” che alla fine avrete il coraggio di dire.
Perchè smettere di allattare
Beh, date le premesse fatte fino ad ora la risposta viene da sé: smettere di allattare perché mamma o bambino non desiderano più proseguire. Ovviamente a volte più che di desiderio occorre parlare di scelte fatte malgrado i nostri desideri (anche se vi segnalo che allattare e lavorare si può, a volte una consulenza su questo risolve dubbi e problemi). Ciò che è importante è che l’interruzione dell’allattamento possa essere per voi una scelta e non un atto subìto. Potrà essere un’ulteriore pagina scritta da voi per proseguire una storia che sia la vostra e vi auguro che vi possa piacere.
Riferimenti per te http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2113_allegato.pdf https://www.uppa.it/nascere/allattamento/allattamento-prolungato/
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