“Come faccio a capire se il mio bimbo piange per fame?” “Perchè piange?” Preoccupazioni molto diffuse e assolutamente normali. Vale la pena gestirle al meglio già dai primi giorni dopo la dimissione dall’ospedale. Facciamo insieme un po’ di chiarezza sfatando innanzitutto falsi miti e provando a gestire domande che potrebbero far sorgere paure e insicurezze.
Dunque, le fatidiche domande:
“Non è ancora sazio? “Piange perchè ha fame?”
Vi faccio tre scandalose rivelazioni:
- Non ci interessa capire per che cosa piangono i bambini. Non nel quotidiano. Ogni volta che piange, prendilo a te, consolalo e attaccalo al seno. Non ti interessa sapere cosa ha.
- Se ha te, ha tutto ciò che gli occorre. (Nel paragrafo seguente lo spiego!)
- Possiamo fidarci dei bambini. I neonati si autoregolano perfettamente, noi adulti avremo cura di osservare come se la cavano monitorando i segni di salute, ma non facciamoci prendere dalla voglia di intervenire e controllare i loro ritmi fame-sazietà perché gli studi ci mostrano che se lo facciamo inutilmente non li stiamo affatto aiutando.
Lo so, potrò sembrarti esagerato, ma funziona. Il bimbo sarà più sereno, meno richiedente, tu potrai esercitare e praticare il tuo modo di essere mamma, il tuo modo di accogliere il tuo bimbo, senza alcuna regola oltre a quella di esserci, senza alcuna preoccupazione per il dopo, dopo sarà diverso, dopo avrete bisogno di regole e le introdurrete con tempo, introdurrete le vostre, al di là dei “Si fa così”.
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Quali sono i bisogni per cui un bimbo piange?
Ripeto: ogni volta che piange, prendilo, calmalo e attaccalo al seno. Funziona sempre, nel tempo lento, con pazienza e fiducia, ma sempre, inesorabilmente. Qui alcuni dei “perchè”.
- Se ha fame ciuccia,
- se ha freddo lo scaldi (funziona anche se ha caldo perchè i bimbi si termo-regolano attraverso il contatto con mamma e papà),
- se ha sonno lo accompagni ad assecondarlo,
- se è stressato dai equilibrio attraverso il tuo corpo ai suoi livelli di stress,
- se ha mal di pancia, il calore e la pressione del tuo corpo che si muove lo massaggiano e lo calmano.
Insomma, non ti interessa sapere cosa ha, non ti interessa saperlo in anticipo. Il bimbo piange, tu lo prendi, agisci e man mano che fai la mamma, diventi mamma. Man mano che lo fai, scopri chi è il tuo bambino, noti in anticipo le sue espressioni e lo capirai in anticipo. Arriverà un momento in cui saprai cos’ha ancora prima che lo esprima. E’ paradossale, ma l’altissimo attaccamento del bambino alla mamma genera autonomia nella mamma e nel bambino: più sto con te, più ti conosco, più siamo sicuri l’una dell’altro e viceversa, con più coraggio potremo metterci al mondo.
Diventare mamma è un percorso, non è un investitura.
Non ci sarà alcuna vestizione dopo il parto in cui ricevi un mantello con i super poteri e l’istinto materno preconfezionati, no. Quei super poteri e quell’istinto non sono uguali per tutte e non arrivano all’improvviso. Li tiriamo fuori da noi, ogni donna a suo modo. Li tiriamo fuori per bisogno e poi, scoprirai, con amore. Ci vogliono dolore, stanchezza, pazienza e tanta, tanta libertà. Bisogna autorizzarsi ad essere libere e capaci e persino potenti per trovare l’accesso a quell’istinto che ci fa divenire le madri dei nostri figli. Non sarà facile, non è scontato, ma ne vale la pena per loro e soprattutto per noi. Incontrerai un amore, quell’amore che all’inizio ti parrà solo stanchezza e istinto di sopravvivenza e che ti porterà a sorridere di luce pura annusando la sua testolina, incontrando i suoi occhi, sapendo che hai messo al mondo un pezzo del tuo cuore e scoprendo che anche se fa male va bene così. Incontrerai una te stessa che sarà stata capace di andare oltre.
Come sentirsi più sicure e iniziare bene?
Non c’è nulla di più sicuro e rassicurante dell’assistenza di una professionista competente che sappia contestualizzare i dati e dedicata a te e al tuo bimbo. E’ importante chiedere perciò una visita ostetrica a domicilio entro i primi sette giorni di vita del bambino.
Le consulenze post parto con l’ostetrica durano un’ora e sono di solito almeno tre nei primi dieci giorni, al termine dell’assistenza sarai più serena e imparerai osservare i segni di salute di tuo figlio. Questo è il fine ultimo dell’assistenza ostetrica, che va molto al di là della buona riuscita dell’allattamento. Il focus è che tu e il tuo bambino iniziate bene la vostra storia insieme.
Inoltre, non cadrai nel frequente tranello di somministrare inutilmente il latte artificiale, pratica che potrebbe causare una reale diminuzione della tua produzione di latte. Nel caso raro in cui invece occorra introdurre il latte artificiale (o nel caso sia già stato introdotto), con la giusta assistenza ostetrica potrai dare l’aggiunta senza rischiare di perdere il tuo latte.
Riferimenti per voi: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_303_allegato.pdf